DeLIVER
La scienza è bella! Unisciti a noi in questo tour visivo in cui potrai vedere le cellule del fegato attraverso diversi microscopi mentre ti raccontiamo di più sul nostro progetto di ricerca. Chissà, forse riceverai qualche ispirazione artistica mentre guardi?
Se tieni la mano sotto le coste sul lato destro, troverai il tuo fegato. Purifica il sangue dalle sostanze tossiche. Foto: Stig Brøndbo/UiT
Il fegato contiene un gran numero di capillari molto fini (sinusoidi), che sono rivestiti con cellule endoteliali sinusoidali del fegato (LSEC). Queste cellule hanno molti pori nanometrici (fenestrazioni) che consentono la filtrazione di molecole e piccole particelle dal sangue. I pori sono così piccoli che non possono essere visti con i microscopi convenzionali ma con microscopi a super risoluzione, noti anche come nanoscopi.
In questa immagine vediamo una cellula endoteliale sinusoidale (LSEC) di fegato di topo. Questa foto è stata acquisita con un microscopio a illuminazione strutturata (SIM) che può rilevare strutture fino a 100 nanometri di grandezza. I piccoli buchi neri nelle aree grigie della cellula sono i nanopori (fenestrazioni).
Non sappiamo molto riguardo l’importante funzione fisiologica di queste fenestrazioni e sul loro ruolo nel trasferimento e filtrazione di molecole dal flusso sanguigno al fegato. Le fenestrazioni sono coinvolte nella rimozione e nella degradazione di farmaci, virus e molecole di scarto. Sono strutture estremamente rilevanti per lo studio dell'assorbimento di farmaci. Nel nostro progetto di ricerca lavoriamo con diversi tipi di microscopia a super risoluzione, in modo da poter studiare come le cellule del fegato e le loro fenestrazioni variano nel tempo, e anche come reagiscono ai farmaci e ai cambiamenti biologici naturali.
Cellule endoteliali sinusoidali di fegato (LSECs) viste attraverso un microscopio ottico. Queste cellule sono state isolate da un fegato umano e coltivate su piastre di culture (in vitro). Le cellule endoteliali amano essere vicine l'una all'altra dato che, nel nostro corpo, sono strettamente unite a formare i vasi sanguigni.
LSECs umane. Blu: nucleo cellulare; rosso: membrana cellulare; verde: scheletro cellulare (citoscheletro).
La fluorescenza è un potente strumento per analizzare i trattamenti farmacologici. Può essere infatti utilizzata per capire se il farmaco raggiunge o meno la cellula. Questa immagine mostra che le cellule (in grigio) hanno ricevuto il trattamento (verde). Tuttavia, non vediamo in quale zona specifica all’interno della cellula sia giunto il farmaco.
Ma come possiamo vedere dove realmente arrivano i farmaci all’interno delle cellule? Per questo, abbiamo bisogno della microscopia a super risoluzione (vedi video successivo).
La nostra immaginazione può facilmente condurci ad associare immagini ottenute al microscopio con immagini su ben altra scala. A sinistra: immagine al microscopio del tessuto epatico. A destra: immagine satellitare della Great Barrier Reef, Australia.
Esistono diverse tipologie di microscopia a super risoluzione. In questa immagine sono mostrate tre diverse tecniche di microscopia e una tecnica di analisi delle immagini (in alto). L'immagine a sinistra (bianco e nero) è stata scattata con un microscopio a illuminazione strutturata (SIM), in basso abbiamo un'immagine al microscopio elettronico a scansione (SEM) e a destra (rosso-marrone) un'immagine scattata con un microscopio a forza atomica (AFM).
Cellule endoteliali sinusoidali epatiche isolate da fegato di topo. Immagini simili a questa qui riportata vengono utilizzate per visualizzare le fenestrazioni, per contarle, misurarne le dimensioni e osservare l'influenza dei trattamenti farmaceutici su queste cellule. I colori vengono aggiunti dai software e ci aiutano a differenziare le caratteristiche che vogliamo analizzare. Conosci il nome dell'artista dietro un'opera d'arte simile?
Poiché le LSECs costituiscono i vasi sanguigni del fegato, sono esposte a i diversi tipi di stimoli. Tra questi, stress meccanici dovuti al flusso sanguigno, variazioni di temperatura, cambiamenti nelle concentrazioni sanguigne di nutrienti e gas. Pertanto, stiamo cercando di sviluppare strumenti e configurazioni sperimentali che permattano di avvicinarsi il più possibile a tali condizioni. Questo è necessario perchè con i nostri esperimenti vogliamo replicare quel che accade nel nostro organismo.
Per studiare la dinamica dei flussi, come ad esempio quello sanguigno, si possono eseguire dei test micro-fluidici su dispositivi multicanale. In queste immagini è stato utilizzato un dispositivo a 4 canali. I diversi flussi di acqua sono qui marcati con coloranti verde, rosso, giallo e blu. Possiamo vedere che, quando i flussi sono bilanciati, i quattro colori sono distribuiti uniformemente all'uscita del dispositivo.
Cellule coltivate all’interno del dispositivo microfluidico che simula il flusso sanguigno.
Arte astratta o scienza? Immagine in fluorescenza di cellule Hela coltivate per 10 giorni in un dispositivo microfluidico. Il colorante rosso indica le cellule morte e queste immagini mostrano che nell'angolo del chip, dove si trova la maggior parte delle cellule morte, il flusso non è adatto a mantenerle in vita.
Dispositivi come quello di questa immagine servono a ricreare in laboratorio i cambiamenti a cui sono esposte le cellule nel corpo umano. Questo può aiutare a prevedere e imitare le reazioni naturali della cellula/tessuto ai trattamenti farmacologici. Il dispositivo in foto è chiamato Cubix e qui include anche il chip microfluidico adattato a piastre di cultura con 24 pozzetti (brevetto CherryBiotech).
Chip optofluidico. Le cellule possono essere visualizzate con microscopio a super risoluzione mentre sono esposte a condizioni quasi fisiologiche di flusso e temperatura.
Qui all’UiT, L'Università artica della Norvegia, i gruppi di ricerca di biologia vascolare, nanoscopia e trasporto e somministrazione di farmaci stanno collaborando con università e aziende dell'UE per sviluppare nuovi microscopi a super risoluzione. Li useremo per scoprire modi per invertire gli effetti negativi della malattia e dell'invecchiamento nel fegato.
Le immagini in mostra appartengono a ricercatori e collaboratori del progetto DeLIVER. Hai domande sulla mostra? Contatta la dottoranda Larissa Kruse, UiT The Arctic University of Norway (larissa.kruse@uit.no)
Questo progetto di ricerca è sostenuto attraverso il programma europeo di ricerca e innovazione Horizon 2020, nell'ambito dell'accordo di sovvenzione Marie Sklodowska-Curie n. 766181, progetto: DeLIVER.
DeLIVER è un progetto scientifico finanziato dal programma di ricerca e innovazione Horizon 2020 dell'Unione Europea. Lo scopo del progetto è di formare 13 “Early Stage Researchers” di diversi paesi e università europee nella ricerca biomedica e nei metodi di imaging. Si concentra sulla comprensione della struttura e della funzione delle cellule fondamentali per la funzionalità epatica e un invecchiamento sano. Scopri di più sulla nostra ricerca sul nostro sito web: www.deliver-itn.eu